• Flussi in entrata e in uscita: la logica dell’economia circolare.
• L’economia circolare, un processo che si autogenera.
• Non solo ecologia, ma anche sviluppo economico.
• Ikea e Patagonia: ecco come si muovono alcune multinazionali
Due modelli opposti
Tradizione e innovazione. Economia lineare e circolare sono due modelli di sviluppo diametralmente opposti. Se la prima è la linea dominante nell’ultimo secolo, la seconda si sta facendo prepotentemente sotto negli ultimi anni. Tutto ciò è possibile grazie ai tanti vantaggi che offre: uno su tutti, la potenzialità di autogenerarsi. Prima di andare a scoprire i benefici dell’economia circolare, però, è necessario un confronto con quella lineare.
Capitali e lavoro in cambio di prodotti: come funziona l’economia lineare
L’economia lineare è un modello economico all’interno del quale il prodotto si sviluppa come la principale fonte di valore. I margini di guadagno derivano dalla differenza tra prezzo finale di vendita e i costi necessari per sostenere la produzione. L’economia lineare prevede infatti:
• flussi in entrata, definiti input, ovvero fattori produttivi. Si tratta di capitale, lavoro, terra, materie prime e fonti di energia necessari per alimentare il processo produttivo;
• flussi in uscita, chiamati output. Non sono altro che i prodotti e servizi offerti sul mercato.
Per incrementare i guadagni, l’economia lineare utilizza due metodi: l’aumento dei volumi dei prodotti venduti, con l’obiettivo di espandere il business. la riduzione dei costi di produzione. Solitamente, lo strumento principale per ottenere questi due obiettivi è l’innovazione tecnologica.
Un nuovo modello di business: cosa si intende con economia circolare
Un sistema economico pensato per potersi rigenerare da solo. È questa la definizione di economia circolare. Secondo la Ellen MacArthur Foundation, associazione no-profit pioniera nell’argomento, in un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi:
• biologici, che sono quelli in grado di essere reintegrati nella biosfera;
• tecnici, quelli che invece sono destinati a essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera.
Questo tipo di economia è pianificato in modo che gli sprechi siano ridotti al minimo. Ciò è possibile grazie al riutilizzo dei materiali nei cicli produttivi successivi, in modo che non esauriscano la loro utilità. Si tratta di un modello economico che implica condivisione, prestito e riciclo dei prodotti già esistenti. Un sistema capace di autorigenerarsi, procedendo all’infinito attraverso risorse finite.
Meno emissioni e più posti di lavoro: tutti i vantaggi dell’economia circolare
Una volta chiarita la differenza tra economia lineare e circolare, si possono iniziare a comprendere i vantaggi della seconda. La transizione verso un’economia circolare comporta numerosi benefici. Tra questi spiccano la riduzione dello sfruttamento ambientale e l’ottimizzazione delle materie prime. Più nello specifico, c’è una riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti nell’ambiente, come la CO2 e altri gas serra. L’economia c circolare comporta anche una sensibile diminuzione della produzione di rifiuti e di materiale di scarto. Aumentano, di contro, i posti di lavoro, almeno nell’Unione Europea. Secondo il Piano d’azione per l’economia circolare, entro il 2030 potrebbero essere 700 mila i nuovi posti di lavoro. Secondo stime del Parlamento Europeo, una conversione all’economia circolare porterebbe a un aumento del PIL dello 0,5%. Non solamente rispetto dell’ambiente: l’economia circolare può, insomma, essere il motore per una vera e propria crescita economica.
Economia circolare: alcuni esempi virtuosi
Dopo aver conosciuto l’economia circolare e i suoi vantaggi, andiamo a osservare alcune iniziative sul tema, tra le più significative, intraprese da alcune multinazionali. Tra le aziende che hanno investito maggiormente sull’economia circolare troviamo Ikea. La multinazionale svedese si è posta l’obiettivo, entro il 2030, di diventare un business circolare. Da qualche anno è attivo il servizio Dai una seconda vita ai tuoi mobili usati. Esso consiste nella possibilità di rivendere a Ikea i mobili usati, in modo da dare loro una seconda vita.
Dal canto suo, l’azienda di abbigliamento sportivo Patagonia ha ideato nel 2013 il progetto Won Wear. Questo permette ai clienti di restituire i capi usati in cambio di un buono. I vestiti verranno poi riparati e rimessi in vendita. Un progetto che è diventato anche un tour nelle città per invitare a utilizzare più a lungo i vestiti che già abbiamo, riducendo i consumi.