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Racconto storie per migliorare il mondo

Saverio Tommasi: teatro, inchieste e attivismo nel segno della sostenibilità.

Per il grande pubblico è il giornalista di Fanpage, celebre per i propri reportage “scomodi”; sul versante della sostenibilità, Saverio Tommasi è il fondatore di “Sheep Italia”, Onlus istituita nel 2019 che, partendo dal riutilizzo circolare della lana opera nel campo dei diritti umani. Tommasi sarà a Villa Rezzonico il 15 novembre alle 20.30, per il primo appuntamento bassanese dei Dialoghi culturali firmati Radici Future 2030, insieme alla responsabile per la sostenibilità per WWF Italia, Eva Alessi.

Giornalista, ma anche attore e autore teatrale e attivista. Se dovesse tessere un filo per legare le sue diverse attività, dove lo cercherebbe?


Nel desiderio di raccontare storie, a prescindere dal mezzo usato. Alcune le ho raccontate nei libri, altre dal palco di un teatro, altre ancora utilizzando la telecamera. Sempre con l’obiettivo di condividerle e fare sì che il pubblico potesse immedesimarsi in esse.

Qual è la molla che accende il suo animo di narratore?


In generale, le ingiustizie mi indispongono e mi portano a entrare in profondità nelle storie che generano. Sarà per questo che di solito racconto vicende complicate o scomode. Poi, il secondo passaggio, è la traduzione delle storie che incrocio in un linguaggio comprensibile e in grado di suscitare una riflessione collettiva.

Da qualche anno non c’è solo l’attività di narratore, perché con Sheep Italia lei si è messo in gioco direttamente come attivista…


Sheep è un’associazione senza fini di lucro, rispetto alla quale – tengo a dirlo – nessun componente del consiglio direttivo guadagna del denaro per ciò che fa. In sostanza, partendo dalla lana, da cui, nel nome, il riferimento alle pecore, cerchiamo di migliorare almeno un po’ il nostro mondo.

Che cosa fate in concreto?


Realizziamo perlopiù coperte da utilizzare in situazioni di difficoltà, per esempio per persone senza fissa dimora. Coperte perché sono utili e perché, in senso metaforico, proteggono. Cerchiamo di fare qualcosa di buono anche nel percorso di produzione, abbinando quest’ultimo a dei corsi di cucito e lavoro tessile dedicati a persone che nella vita hanno avuto qualche inciampo.

Dai suoi diversi punti di osservazione ha incrociato più volte il tema della sostenibilità. Ha visto crescere la sensibilità sull’argomento?


Sì, ma la strada da percorrere è ancora molta. Lo dico sperando di sbagliarmi, ma a fronte di necessità evidenti e di un fermento che c’è in particolare tra i giovani , non vedo ancora il cambio di passo che vorrei. Speriamo che il futuro porti un cambiamento.