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Economia circolare in Unione europea: a che punto siamo?

Tra obiettivi fissati e strategie per raggiungerli, analizziamo lo stato dell’arte dell’economia circolare nell’Unione europea, con un focus sull’Italia.
  • Continuano le riforme della Commissione europea in campo di economia circolare. L’Europa punta alla progettazione di prodotti più sostenibili e sulla riduzione dei rifiuti. Obiettivo: un’economia a zero emissioni entro il 2050.
  • Agenda 2030 e le grandi sfide del pianeta. Come l’applicazione di un’economia circolare in Unione europea può contribuire allo sviluppo sostenibile.
  • Grande rilevanza all’economia circolare in Unione europea, ma risultati ancora poco soddisfacenti. La mala gestione delle risorse stanziate e l’obsolescenza programmata rallentano il raggiungimento del modello economico circolare.
  • Uno sguardo alle nuove iniziative in tema di economia circolare nell’Unione europea: novità sui fronti ecodesign e responsabilizzazione del consumatore.

  • L’Italia si conferma leader tra le maggiori economie europee. Non mancano, tuttavia, dei campanelli d’allarme, dal tasso di uso circolare della materia alla produttività delle risorse.

L’obiettivo dell’economia circolare in Unione europea


La strada verso un futuro migliore è ancora lunga, ma in Europa continuano gli sforzi per raggiungerlo. Sono innumerevoli le riforme approntate da Bruxelles. Nel 2020, la Commissione europea ha presentato il
piano d’azione per una nuova economia circolare nell’Unione. Il documento include, tra le altre, proposte sulla progettazione di prodotti più sostenibili e sulla riduzione dei rifiuti (ne vengono prodotte oltre 2 tonnellate ogni anno). Nel 2021, il Parlamento europeo ha votato per il nuovo piano d’azione per l’economia circolare, chiedendo misure aggiuntive per raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050. Fin qui gli obiettivi (ambiziosi): ma a che punto siamo?

Agenda 2030: l’economia circolare per lo sviluppo sostenibile


Da tempo, l’Unione europea si batte per scovare soluzioni alle importanti sfide del pianeta
attraverso l’Agenda 20301. Al fine di garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo, obiettivo n°12 del programma d’azione, è stato adottato lo strumento dell’economia circolare in Unione europea. Per raggiungere tale scopo, l’UE ha disposto una serie di indicazioni. In particolare, entro il 2030, è richiesto a tutti gli Stati membri di:

  • giungere a una gestione sostenibile;
  • utilizzare le risorse naturali in modo efficiente;
  • ridurre la quantità di rifiuti prodotti;
  • far sì che tutti i consumatori siano correttamente informati e consapevoli riguardo la sostenibilità e l’impatto ambientale.

LEGGI ANCHE: Agenda 2030: i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile

Economia circolare e Unione europea: il punto


Nonostante la forte rilevanza data al modello economico circolare, secondo la Corte dei Conti europea, l’avanzamento verso l’economia circolare in Unione
procede molto lentamente. Nel dettaglio, con un aumento di soli 0,4 punti percentuali in tutti gli Stati membri tra il 2015 e il 2021. Tra le principali cause, si riconosce la mala spesa dei fondi stanziati con due piani nel 2016 e nel 2020. In particolare, sono più di 10 miliardi gli euro stanziati dall’UE per raggiungere l’obiettivo circolare, ma gran parte dei Paesi ha dedicato tali risorse alla gestione dei rifiuti, invece che alla riduzione della loro produzione attraverso l’economia circolare.

Un’ulteriore problematica evidenziata dalla Corte europea riguarda l’obsolescenza programmata. Predisporre una “scadenza” alla vita di un prodotto, prevedendo dunque la sua sostituzione dopo un certo lasso temporale, non rispetta i principi ecosostenibili dell’Unione.

Le ultime iniziative nel campo dell’economia circolare in UE


In questo quadro continentale, che vede una velocità di crociera ridotta, le riforme approntate nell’ultimo anno sono comunque numerose e rilevanti. I focus hanno riguardato, nello specifico:

  • ecodesign e prodotti sostenibili;
  • prodotti tessili;
  • prodotti da costruzione;
  • responsabilizzazione dei consumatori;
  • imballaggi;
  • diritto alla riparazione;
  • materie prime critiche.

Sul fronte dell’ecodesign, in particolare, si vedrà il superamento della Direttiva 2009/125/CE con l’entrata in vigore di un nuovo regolamento. Si tratta di Ecodesign for Sustainable Products Regulation (ESPR), la nuova proposta per la progettazione sostenibile. Pubblicato il 30 marzo 2022 e approvato dal Parlamento UE a luglio 2023, il regolamento consente un più ampio raggio d’azione. Sarà, inoltre, più congruente rispetto alle disposizioni commerciali internazionali. Di conseguenza, consentirà all’UE di incrementare la sostenibilità in collaborazione con gli altri Paesi.

LEGGI ANCHE: Ecodesign: il valore della progettazione sostenibile

Il modello circolare: la responsabilizzazione del consumatore


Maggiore sostenibilità, dunque, come punto cardine dell’economia circolare in Unione europea. Affinché si possa raggiungere tale fine, però, è importante sensibilizzare ogni componente del processo. In modo particolare, fondamentale, per gli esperti, è la
responsabilizzazione del consumatore, non a caso tra gli ambiti su cui di recente hanno acceso i riflettori Consiglio e Parlamento europeo. Nello specifico, il consumatore sarà maggiormente guidato verso una scelta etica. Come? Grazie, per esempio, al passaporto digitale del prodotto (Digital product passport). Tale strumento consentirà il tracciamento dell’origine di tutti gli elementi costituenti del prodotto. Di conseguenza, il consumatore potrà compiere la scelta più sostenibile tra le varie proposte del mercato. Infine, gli utenti saranno tutelati specialmente circa le autodichiarazioni ambientali sleali e il diritto di riparabilità dei prodotti pre-acquisto.

LEGGI ANCHE: Acquisti e sostenibilità: come educare il consumatore alla scelta etica

Economia circolare in Italia: la situazione


“Un Paese naturalmente vocato all’economia circolare”. Così viene definita l’Italia dall’ENEA. Del resto, sarebbe stato sorprendente attendersi altro dall’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile.

Nel quadro, come abbiamo visto, di un andamento lento dell’economia circolare nell’Unione europea (e di un arretramento a livello globale), l’Italia, per una volta, è sul pezzo. Secondo l’ultimo rapporto del Circular Economy Network2, il nostro Paese è al primo posto nella top 5 delle economie europee. Non mancano, tuttavia, dei campanelli d’allarme. Rispetto all’ultima rilevazione, l’Italia è peggiorata rispetto ad alcuni indicatori chiave come il tasso di uso circolare della materia (comunque superiore alla media UE) e la produttività delle risorse.

NOTE

1 Per approfondire: Assemblea Generale: Settantesima sessione, Organizzazione delle nazioni unite, 2015

2 Fonte: 5° rapporto sull’economia circolare in Italia, Circular economy network, 2023