Da Napoleone a Ugo Foscolo, da Alessandro Manzoni a Giuseppe Garibaldi, passando per un gigante della scultura come Antonio Canova che tra le stanze sei-settecentesche era di casa: Antonio Canova. Villa Rezzonico Finco.
La storica dimora nobiliare, situata un paio di chilometri a sud del centro storico di Bassano, fin dalla sua edificazione ha ospitato personaggi illustri. La volle nella forma attuale il nobile veneziano Giovanni Battista della Torre di Rezzonico padre del futuro papa Clemente XIII come palazzo in terraferma, da dedicare alla convivialità e alla rappresentanza.
Da poco ristrutturata, grazie all’imprenditore Bernardo Finco e scelta fin dalla prima edizione come sede bassanese del festival “Radici Future”, nei secoli la villa è stata così ammirata da meritarsi una “gemella” novecentesca in Florida, villa Vizcaya di Miami, visitata ogni anno da centinaia di migliaia di turisti. Oggi villa Rezzonico è seguita direttamente dal proprietario e da un collaboratore esperto di studi storici, Mario Bonaldi che la stanno riportando a occupare il posto che merita. “Il complesso – spiegano – non era la residenza principale della famiglia Rezzonico. E non era, in senso stretto, neppure una villa, perché priva delle pertinenze agricole che identificano le dimore di campagna”. Era, appunto un palazzo o “palagio”, concepito per l’ospitalità, per attività di rappresentanza, per le feste”.
Allora come oggi, quindi, un luogo di diletto, dedicato “Musis et amicis”, alle muse e agli amici, come evidenziano da tre secoli, accanto al salone che accoglie ancora oggi i visitatori, le due balaustre che corrono sui lati corti di quest’ultimo.
Balaustre che sembrano di marmo, invece sono di legno cavo “marmorizzato” e servono per migliorare l’acustica di un androne nato come auditorium.
Da qui le presenze illustri, tra le quali quella di Antonio Canova che, legato da profonda amicizia ai fratelli Lodovico e Abbondio Rezzonico, nati due generazioni dopo la realizzazione della villa, disponeva nel complesso addirittura di alcune stanze private.
Di Canova e dei due suoi amici fu l’idea di trasformare il palazzo, nel quale la famiglia Rezzonico abitualmente non risiedeva, in centro di formazione per giovani artisti. “Canova che da figlio di uno scalpellino era diventato il principale scultore europeo, a un certo punto volle restituire alla comunità quanto aveva ricevuto – ancora Finco -. Conseguente il desiderio, maturato insieme ai Rezzonico di offrire un’opportunità ai ragazzi più promettenti”. Un progetto, quello di Canova, che oggi rientrerebbe nella famiglia delle iniziative di promozione sociale, che si sposa con lo spirito di Raci Future e del quale non mancano le testimonianze. A partire, per esempio, dalla lapide vicina allo scalone sul lato destro della sala che apre rivolgendosi al visitatore con “Hospes quae spectas circum […] Antonius Canova fecit” (“Ospite, ciò che osservi [qui] attorno [lo] ha realizzato Antonio Canova”). Canova che, a beneficio dei futuri allievi, fece anche incastonare alla parete opposta una serie di frammenti arrivati da alcuni scavi a Roma.
E, a proposito di continuità, il desiderio dell’attuale proprietà è che palazzo Rezzonico recuperi la funzione originaria divenendo, da luogo d’arte, un centro di studi, di incontro e di promozione culturale. Da qui la collaborazione avviata con Radici Future che, fin dalla prima edizione, a villa Rezzonico ha trovato casa.