La Conference of Parties (COP), la riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, è un evento cruciale per concordare come intensificare l’azione globale al fine di risolvere la crisi climatica.
Alla COP 2024, tenutasi a Baku, ha partecipato anche la nostra storica moderatrice Laura Bettini, giornalista di Radio 24 – Il Sole 24 Ore, con il programma “Si può fare – Voci da un mondo sostenibile”. Abbiamo quindi avuto la possibilità di farci raccontare l’atmosfera che si respirava alla COP29 in Azerbaijan.
Qual era l’atmosfera? Quali sono stati i momenti più significativi verificatisi a Baku?
Partecipare alla Conferenza delle Parti è l’occasione ideale per conoscere dal vivo persone da tutto il mondo, non solo negoziatori ma anche attivisti e persone che vogliono informarsi proprio come si fa partecipando a un Dialogo Culturale di Radici Future 2030 perché ci sono tantissimi eventi collaterali che propongono i tagli più diversi, le visioni più diverse del mondo, le richieste, le soluzioni più diverse a problemi che abbiamo tutti, ma ciascuno ha le sue task e i suoi strumenti, oppure non ha gli strumenti per risolverli e va lì nella speranza di trovare il denaro o le soluzioni o qualche idea da portarsi a casa.
L’atmosfera generale è molto bella, l’atmosfera specifica della trattativa a volte è stata migliore, altre peggiore. Ci sono stati vari momenti di tensione in cui i rappresentanti delle piccole isole sono usciti dalla plenaria perché non vedevano accolte le loro richieste. Ci sono stati momenti di tensione quando la notte, che già si chiudeva in ritardo di 36 ore, si è alzato il delegato indiano lamentando che non gli era stata data la parola e onestamente se gli fosse stata data la parola per tempo si sarebbe bloccato tutto il processo e oggi non staremmo parlando di un accordo, della COP29, ma staremmo parlando di un nulla di fatto.
Abbiamo visto il commissario europeo Wopke Bastiaan Hoekstra, che quando è arrivato non era ancora un commissario perché la commissione e il gruppo riunito da Ursula Von Der Leyen non era ancora passato, essere all’inizio un uomo cauto, poi quando è passata tutta la commissione il giorno dopo abbiamo visto un altro Hoekstra, completamente un’altra persona: affermativa, categorica anche piuttosto dura nelle sue affermazioni, ma in quel momento aveva la forza dell’Unione Europea. La richiesta economica dei paesi più poveri era molto più alta, questa infatti era la cosiddetta COP finanziaria dove si doveva trovare il modo di finanziare la transizione ecologica dei paesi poveri o in via di sviluppo. In merito alla cifra la risposta che è stata data dai paesi più ricchi, parliamo principalmente del G7, cioè le nazioni più industrializzate, è stata assai più bassa. La cosa più importante è che i fondi vengano consegnati, dobbiamo stare attenti a finanziare questi paesi entro il 2035 sperando che non sia proprio il 2035 l’anno in cui daremo i 300 miliardi.
La questione è tutta lì e il problema è che non ci sono conseguenze per chi non rispetta questi impegni. Inoltre, non c’è un sistema chiaro per gestire i fondi: si parla di finanziamenti misti, sia pubblici che privati, ma è tutto molto poco definito. La domanda più importante rimane: quando arriveranno questi soldi? E questa responsabilità ricade sui paesi più sviluppati. Dall’altra parte ci sono paesi in via di sviluppo che cominciano a guardare con sempre maggiore scetticismo e disincanto i paesi sviluppati, intuendo che c’è assai poca voglia di contribuire sinceramente, e che gli aiuti proposti siano spesso motivati da interessi economici o politici. E quindi si stanno rivolgendo verso i BRICS (Brasile, Russia, India e Cina) che possono offrire loro opportunità diverse.
Non vorrei che tutto si trasformasse in uno strumento di geopolitica in futuro, lo vedremo. Le COP, in quanto incontri organizzati dalle Nazioni Unite, dovrebbero garantire che ogni paese abbia un peso equivalente nelle decisioni, trattando tutti allo stesso modo.
In che modo le tematiche trattate alla COP29 si allineano con gli obiettivi del festival Radici Future 2030? Ci sono parallelismi che hai notato? Come vedi il ruolo di eventi culturali e divulgativi come Radici Future 2030 nel promuovere i temi trattati alla COP?
Si allineano molto nella parte in cui si parla di soluzioni local e quindi io mi presento e spiego come sto risolvendo un problema a persone provenienti dall’altra parte del mondo che possono assistere alla mia conferenza e trovare ispirazione. Quindi gli strumenti di Radici Future 2030 sono molto utili per diffondere a livello locale certi messaggi. Io penso che festival come il vostro siano utili per portare contributi e opinioni differenti. Quindi laddove un’esperienza di particolare successo di Radici Future 2030 voi ritenete potrebbe funzionare anche da qualche altra parte, beh forse varrebbe la pena di insistere perché magari al padiglione italiano se ne parli cercando di allargare la rete, perché poi il dramma è che, e forse non ci rendiamo conto, un po’ anche per volontà di alte sfere dei paesi più sviluppati si tende a ridurre l’attenzione delle persone su queste questioni arrivando a depotenziarle.
Come giornalista, quali strategie di comunicazione hai notato essere più efficaci per sensibilizzare il grande pubblico sui temi discussi alla COP29?
È davvero sconcertante negare il cambiamento climatico, dire che la sua origine non è antropica e voler sempre creare il dibattito tra chi ci crede e chi non ci crede. È assurdo. Preferirei che si partisse da un livello più alto, pur mantenendo un linguaggio accessibile. Dovremmo impegnarci a utilizzare un linguaggio semplice. Io ho sempre cercato di tradurre, anche a scapito del numero di temi che potevo mettere nello stesso pezzo, che cosa stavamo facendo a Baku scegliendo solo uno o due temi, invece di presentare la complessità, la mole pazzesca di lavoro che si fa alla COP. Ad esempio lo stoccaggio di carbonio, la riduzione di metano etc., sono tutti temi degnissimi però non si possono inserire in un pezzo di 60 secondi, quindi bisogna fare una selezione e scelto quel tema cercare di spiegarlo il meglio possibile, di modo che alcuni semplici concetti passino e si dia conto di quanto questi luoghi di discussione siano importanti e di quali cose effettivamente siano in discussione.