È anche l’unico Paese al mondo ad avere un “indice di felicità” per i suoi cittadini. Una sorta di PIL che diventa FIL: felicità interna lorda.
Questa introduzione ci serve per spiegare perché non è un caso che il Buthan abbia deciso di aderire, assieme ad altre 38 città del mondo, tra cui Detroit, alla “Fab City Global Initiative”. Si tratta di un laboratorio di produzione locale che mira a democratizzare l’accesso all’invenzione personale e collaborativa utilizzando le tecnologie digitali per fare qualsiasi cosa. In pratica, è uno spazio pubblico di fabbricazione digitale nel cuore delle metropoli, in cui le persone hanno accesso alle risorse di cui hanno bisogno senza compromettere gli ecosistemi del pianeta. Una sorta di “fai da te” del futuro urbano, accessibile a tutti e inclusivo.
Le città si avvicinano così ai concetti di resilienza e autosufficienza.
I cittadini, dal canto loro, da consumatori passivi di contenuti e prodotti diventano creatori. Una svolta culturale, prima che tecnologica. Un passaggio non da poco per costruire concretamente un mondo nuovo, più sostenibile e vivibile. Dalla grandi città le “Fab City” sono già sbarcate anche nei villaggi e nei piccoli paesi. Ogni “Fab City” può generare il suo “City Resilience Index”, ovvero un indice di resilienza basato sugli indicatori di benessere sviluppati dall’Organizzazione internazionale per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.