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C’è differenza tra economia circolare e green economy? Facciamo chiarezza

Complementarietà più che differenza tra economia circolare e green economy. Verso la transazione: l’Italia è ai primi posti in Europa.
  • Più che di differenza tra green economy ed economia circolare, è più corretto dire che una comprende l’altra.
  • Miglioramento del benessere umano riducendo i rischi ambientali: questo è l’obiettivo di un’economia green.
  • Sprechi ridotti al minimo, riutilizzo dei materiali, condivisione: alla scoperta dei (tanti) vantaggi dell’economia circolare.
  • L’Unione Europea sta accelerando la transizione verso l’economia circolare.
  • L’Italia tiene il passo sul fronte dell’economia circolare: bene sul fronte del riciclo dei rifiuti, da migliorare l’ecoinnovazione.

 

Economia circolare: pilastro portante del “palazzo” green economy

La differenza tra economia circolare e green economy non è così grande. La green economy è un concetto ombrello: racchiude in sé diversi argomenti della sostenibilità. Ospita idee dell’economia circolare, come il riciclo, il riutilizzo e la riduzione del ciclo di vita dei prodotti. Tiene, insieme, però anche altro: è, in sintesi, una visione più ampia. Lo illustra bene questo schema della European Environment Agency:

Green economy, green hope

Più che di differenza tra economia circolare e green economy, è più corretto parlare di complementarietà. L’una fa parte dell’altra. Anzi, ne è un pilastro.
In generale, la green economy racchiude in sé una grande speranza: salvaguardare le risorse del nostro Pianeta. Ma cos’è la green economy? Secondo l’Unep², programma della Nazioni Unite per l’ambiente, il termine green economy ha come significato miglioramento del benessere umano e dell’equità sociale, riducendo i rischi ambientali. Un’economia verde è un’economia vantaggiosa. Questo perché:

  • promuove la crescita economica e lo sviluppo;
  • garantisce l’efficienza delle risorse nell’organizzazione dei processi produttivi, massimizzando l’uso delle materie prime;
  • utilizza fonti rinnovabili, con meno scarti ed emissioni.

Si riducono, inoltre, i costi di produzione per le aziende e si creano nuove opportunità di lavoro, come rilevato messe in luce dalla Commissione Europea².

 

Autogenerazione e cooperazione: i vantaggi dell’economia circolare

Come visto in un precedente articolo, il modello di economia circolare sta diventando sempre più preponderante negli ultimi anni. Si tratta di un sistema economico che si rigenera da solo. Tutte le attività sono organizzate in modo tale che i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun altro. Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico. Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore. Rinascita degli scarti e cooperazione sono due delle parole chiave dell’economia circolare, che mira a:

  • sprechi ridotti al minimo;
  • riutilizzo dei materiali;
  • condivisione, prestito e riciclo. 

L’Unione Europea sta accelerando la transizione verso un’economia circolare. Nel 2020 è stato presentato un piano d’azione in materia³. Lo scorso marzo è stato pubblicato il primo pacchetto di misure che riguardano, tra l’altro, il potenziamento dei prodotti sostenibili e la responsabilizzazione dei consumatori verso la transazione verde.

LEGGI ANCHE: L’economia circolare verso un mondo più sano, più giusto e sostenibile

 

L’economia circolare in Italia: una panoramica

Come vanno le cose in Italia sul fronte dell’economia circolare? Lo scorso aprile è stato presentato il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia⁴. Dallo studio, realizzato dal Circular Economy Network, emerge che sul tema, nonostante la pandemia, il nostro Paese c’è. Nel quadro delle prime cinque economie europee, l’Italia si piazza al 1° posto, assieme alla Francia, per gli indicatori più importanti di circolarità. Nello specifico:

  • sul fronte del riciclo di tutti i rifiuti, con il 68%, siamo primi in Europa;
  • il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo è del 21,6%, +8,8% rispetto alla media europea.
  • L’Italia ha generato 3,5 euro di Pil per ogni Kg di risorse consumate, +60% rispetto alla media europea.

Ci sono, invece, ambiti in cui l’Italia è più in difficoltà. È il caso, per esempio, del consumo di suolo. Il 7,1% del suolo italiano è coperto da superficie artificiale, rispetto al 4,2% della media europea. Anche sul fronte dell’ecoinnovazione si può fare di più: siamo, infatti, al 13° posto nell’UE per investimenti in questo settore.


NOTE

¹ Per approfondire: About UN Environment Programme | UNEP – UN Environment Programme

² Green growth, jobs and social impacts, fact sheet 

³ Nuovo piano d’azione per l’economia circolare

4° Rapporto sull’economia circolare in Italia