- Un packaging a partire dalla crusca: l’esempio di Barilla.
- Grazie alla collaborazione con alcune università, Ferrero è tra gli esempi virtuosi di economia circolare in Italia.
- Lavazza e Illy, due marchi di caffè che hanno investito nella sostenibilità.
- San Pellegrino, assieme alle aziende di Coripet, si impegna nell’evitare l’utilizzo di plastica.
L’economia circolare in Italia
È molto più del semplice riciclo. In un precedente articolo, abbiamo approfondito le caratteristiche principali dell’economia circolare. Si tratta di un sistema economico innovativo progettato affinché gli sprechi siano ridotti al minimo. Ciò è possibile grazie al riutilizzo dei materiali nei cicli produttivi successivi. Avevamo anche riportato due esempi di multinazionali virtuose, rispettivamente Ikea e Patagonia. Ma per quanto riguarda le aziende italiane? Come si stanno muovendo? In questo articolo andiamo a conoscere alcuni dei migliori esempi di economia circolare nel Belpaese.
Barilla e la carta dalla crusca
Il nostro viaggio sulle buone pratiche di economia circolare in Italia parte da un prodotto simbolo del nostro Paese, ovvero la pasta. Barilla, principale azienda italica nella produzione di pasta di semola, ha deciso d’impegnarsi nella salvaguardia dell’ambiente. In collaborazione con l’azienda cartiera Favini, ha dato il via al progetto CartaCrusca¹. La carta per il packaging dei prodotti di casa Barilla è prodotta sostituendo il 20% di cellulosa proveniente da albero con crusca non più utilizzabile per il consumo alimentare. Da un lato viene rinobilitata la crusca, qui materia prima per la produzione di carta. Dall’altro si produce una carta consistente, di pregio e dal basso impatto ambientale.
Sotto il guscio di Ferrero
«Che mondo sarebbe, senza Nutella?». Dietro a questo azzeccato claim c’è un altro pezzo di made in Italy nel mondo, Ferrero. Per produrre la celeberrima crema, altro simbolo di italianità nel mondo, la multinazionale di Alba utilizza il 32% della produzione mondiale di nocciole. Solamente una modesta quantità di queste è, tuttavia, usata nella produzione: questo perché poco più di metà del frutto è costituito dal guscio. Collaborando con alcune università, tra cui la Cambridge University e l’Università di Parma², Ferrero ha messo a punto un processo in grado di estrarre dal guscio il 20% di Axos. Si tratta di una fibra che ha proprietà antiossidanti ed effetti benefici sul sistema immunitario, cardiovascolare. In più c’è la cuticola: è la pellicina che riveste il frutto della nocciola. Anch’essa è un elemento prezioso. Ricca di polifenoli, aiuta a contrastare l’azione dei radicali liberi e contribuisce a prevenire malattie metaboliche e degenerazione cognitiva. Insomma, meno scarti, più benefici per l’organismo.
Lavazza e Illy: il caffè non sta a guardare
Se parliamo di economia circolare in Italia e di prodotti simbolo del nostro Paese, non possiamo non parlare del caffè. Qui i casi di studio meritevoli di una menzione sono due.
Iniziamo da Lavazza, che, in collaborazione con Novacom, ha messo a punto già da qualche anno delle capsule biodegradabili. Possono essere raccolte con il rifiuto umido e avviate al compostaggio industriale. Inoltre, assieme al Politecnico di Torino e all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, l’azienda torinese ha valorizzato anche i fondi di caffè. Come? Rendendoli una risorsa utilizzabile per la produzione di funghi commestibili.
Non si tratta dell’unica azienda di caffè ad aver investito nell’economia circolare in Italia. Dal 2019, per esempio, Illy è una benefit corporation³. La società si è impegnata a diventare carbon neutral entro il 2033, raggiungendo già alcuni traguardi come:
- l’utilizzo di sola energia da fonti rinnovabili;
- il recupero del 99,6% dei rifiuti prodotti nel 2019.
San Pellegrino
Chiudiamo questo nostro breve viaggio attraverso ancluen delle più interessanti esperienze di economia circolare in Italia con San Pellegrino. Del resto, l’azienda di acqua minerale è una delle realtà che ha maggiormente investito nell’economia circolare in Italia⁵. Tra le iniziative da segnalare, spiccano:
- l’uso d’imballaggi 100% riciclabili o riutilizzabili;
- l’impegno di ridurre di un terzo, entro il 2025, l’utilizzo di plastica vergine. In tal senso, l’utilizzo da parte dell’azienda del R-PET, plastica ottenuta dal riciclo del PET, a sua volta riciclabile.
Infine, il Gruppo San Pellegrino è tra i fondatori di Coripet. Si tratta di un consorzio volontario riconosciuto dal ministero dell’Ambiente, per la raccolta selettiva e il riciclo delle bottiglie in PET.
NOTE:
² C’è un tesoro nascosto nei gusci di Nocciola chiamato “Axos”