- Il motore di ricerca che pianta alberi: questo è lo slogan e la sintesi estrema di un’iniziativa che coniuga sviluppo digitale ed ecologia.
- Ecosia usa i ricavi derivanti dalle ricerche sul web degli utenti per piantare alberi laddove c’è più bisogno nel mondo.
- Ciascuno può abbracciare la sfida: basta scaricare l’estensione gratuita per il proprio browser e continuare a fare semplicemente le proprie ricerche sul web.
- Niente monocolture industriali: vengono piantate specie autoctone e si coopera con le comunità locali.
- È tra Argentina e Brasile che Ecosia ha preso forma, attingendo dall’esperienza di altre iniziative analoghe sviluppate nel tempo dal fondatore Christian Kroll.
Un’opera da applausi
Che cosa c’entrano l’Habanera della Carmen e un motore di ricerca che fa della sostenibilità ambientale il suo marchio di fabbrica? La risposta sta sull’asse Italia-Germania-Danimarca e ha una data di riferimento: 7 dicembre 2009. Mentre alla Scala l’opera di Bizet inaugura la stagione, in Sassonia Christian Kroll lancia Ecosia.org, nel giorno del via alla conferenza ONU sui cambiamenti climatici di Copenaghen. Il motore di ricerca che pianta alberi: questo è lo slogan e la sintesi estrema di un’iniziativa che coniuga sviluppo digitale ed ecologia.
L’impronta ecologica di Ecosia
Usare i ricavi derivanti dalle ricerche sul web degli utenti per piantare alberi laddove c’è più bisogno. Dal Burkina Faso, riportando fertilità in terreni ormai desertici, all’Indonesia, per trovare alternative alla palma da olio. Questo è ciò che fa Ecosia.
Ciascuno può abbracciare la sfida. E, contando che Google elabora oltre 3,9 miliardi di ricerche ogni giorno, l’impatto potrebbe essere formidabile. Basta scaricare l’estensione gratuita per il proprio browser e continuare a fare semplicemente le proprie ricerche dalla barra degli indirizzi o di ricerca in una nuova scheda. Le pubblicità legate alla ricerca creano introiti che Ecosia destina a opere di riforestazione in più di 35 Paesi, in collaborazione con organizzazioni del luogo. Qualche numero:
- sono oltre 155 milioni gli alberi piantati nel mondo finora;
- più di 20 milioni gli utenti attivi:
- 36 milioni di euro investiti;
- 13 mila zone di riforestazione.
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Trasparenza e privacy
Parola d’ordine: trasparenza. Report mensili¹ informano sugli ultimi progetti di piantumazione di alberi, su quanti soldi sono stati raccolti da Ecosia e come sono stati spesi. Lo scorso giugno, per esempio, le ricerche hanno fruttato 3.292.268€. Di questa cifra, il 46% (circa 1,5 milioni) sono stati usati per piantare nuovi alberi. Altri 387 mila euro sono stati accantonati presso banche etiche per investimenti verdi e progetti ambientali come centrali solari o agricoltura rigenerativa. Il resto è andato, nell’ordine, in tasse previdenza sociale, costi operativi, pubblicità e comunicazione. Una questione rilevante, quando si parla di iniziative di sviluppo digitale, è legata alla privacy. Che fine fanno i miei dati? Da questo punto di vista, Ecosia evidenzia che non vengono venduti dati a inserzionisti pubblicitari. Non utilizza neanche tracker di parti terze: s’impegna, anzi, a rendere anonime tutte le ricerche entro una settimana.
Sviluppo digitale e arboricoltura
Perché proprio gli alberi come risultato di un’azione di sviluppo digitale? Perché – spiegano da Ecosia – gli alberi sono sinonimo di ambiente felice, persone sane ed economia stabile. Come dire: sostenibilità ambientale, ma non solo. Nello specifico, al posto delle monocolture industriali, vengono piantate oltre 500 diverse specie autoctone. Poi si tratta di far sì che gli alberi, una volta piantati, sopravvivano e possano crescere. Da questo punto di vista, Ecosia si avvale di un team di agronomi e arboricoltori esperti che lavorano in sinergia con le comunità locali.
A proposito di innovazione tecnologica, dopo aver piantato gli alberi frutto delle ricerche degli utenti, questi vengono costantemente monitorati con visite sul campo ma anche tramite la tecnologia satellitare.
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Globale per natura: come è nato il progetto Ecosia
Visione, innovazione tecnologica, desiderio di fare la propria parte. Ecosia ha in sé tutto ciò. Ed è globale per natura. Il progetto è nato dopo (e grazie a) un viaggio in giro per il mondo del fondatore Christian Kroll. Dopo aver studiato Amministrazione aziendale a Norimberga, fa la valigia e si mette a girare il globo per trovare ispirazione su modelli di business a impatto sociale positivo. In particolare, è tra Argentina e Brasile che Ecosia ha preso forma. Coniugare sviluppo digitale ed ecologia sembrava utopia: è diventato, invece, realtà. Ecosia non è nato da zero, ma ha raccolto l’eredità e valorizzato le esperienze di alcuni progetti analoghi sviluppati negli anni da Kroll. Tra questi, i motori di ricerca:
- Xabbel.org che finanziava, tramite i guadagni prodotti dalla pubblicità, progetti umanitari di ONG locali in Nepal ed Etiopia.
- Znout.org, invece, lavorava sull’impronta ecologica. Basato su Google, era carbonicamente neutrale: grazie all’acquisto di certificati di energia rinnovabile, compensava le emissioni di anidride carbonica associate al suo funzionamento.
Tutti, in un modo o nell’altro, sono confluiti in Ecosia, prima società tedesca a diventare B Corporation.
NOTE
¹ Per approfondire: Ecosia Financial Reports